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Tutto ebbe inizio il 5 Aprile 1912, quando alcuni finanziatori e gli stessi giocatori dell’Associazione Studentesca del Calcio Modena, e della rivale Audax F.C. si unirono in una forma di associazionismo spontaneo e diedero vita al Modena Football Club.
Quasi cento anni dopo, il 18 dicembre 2008, un gruppo di tifosi gialloblù, il sottoscritto, mia moglie Gemma (catalana), mio fratello Federico e il mio caro amico Maurizio, vista la situazione di grave crisi societaria in cui versava la nostra squadra del cuore, ha sentito la necessità di ergersi a scudo, a protezione della cosa che noi amiamo incondizionatamente, al riparo da qualsiasi imprenditore ricco economicamente, ma purtroppo arido sentimentalmente.
Il Modena F.C. ha avuto un recente passato positivo che ci ha rinfrancato dal fatto di aver dovuto aspettare più di trent’anni prima di poter calcare ancora palcoscenici importanti come San Siro o come l’Olimpico di Roma, dove ci siamo tolti anche lo sfizio di battere la “Magica” di Mister Capello.
Ma poi tutto si è deteriorato e siamo finiti di nuovo nella serie cadetta. Abbiamo assistito a troppe trattative e a troppe speculazioni fatte sulla pelle di chi poi alla fine è l’ultimo, ma in un certo senso anche il primo, fruitore di ciò che è e che rappresenta il Modena Football Club. Abbiamo dovuto subire risultati sportivi deprimenti e ci è stata tolta anche la prospettiva di gioie future annientando il settore giovanile, sacrificato in nome del bilancio.
L’idea dell’Azionariato Popolare è nata proprio in difesa di ciò che amiamo, per proteggere il Modena, finché siamo ancora in tempo, dalla “morte” sportiva.
Così è nata la Società Cooperativa Modena Sport Club che ha come unico obiettivo quello di acquisire il 100% del pacchetto azionario del Modena FC, consegnando così nelle mani dei tifosi che aderiranno al progetto, la proprietà della loro squadra del cuore.
Non sappiamo in quanti giorni, mesi, anni riusciremo a raggiungere il nostro obiettivo, ma ci proveremo, iniziando anche con l’entrata in società con l’1% per poi iniziare una scalata che solo il tempo ci dirà se sarà possibile.
Solo i tifosi garantirebbero il bene del club a prescindere dai vari fattori economici, umorali e ambientali. A questo momento sono più di cento i soci ordinari e sovventori che hanno versato la quota di adesione e abbiamo raccolto 30.000, 00 euro. Altre 1.300 persone hanno sottoscritto schede di adesione ed aspettano di effettuare il versamento in base alla dimostrazione reale di una nostra entrata nel Modena F.C.
Abbiamo chiesto l’aiuto e il coinvolgimento del Comune, della Provincia, di associazioni di categoria, di piccoli, medi e grandi imprenditori locali, ma la cosa che ci ha riempito di gioia è che hanno risposto in numero considerevole tanti studenti, molti pensionati, tante casalinghe, tanti ragazzi minorenni che sognano ancora di poter sfidare il Milan, la Juve e l’Inter.
Al Braglia ci sono in media 7.000 ( in serie A eravamo 15.000) tifosi gialloblù ogni sabato a gridare il proprio amore per i canarini, se ognuno di essi aderisse all’Azionariato la quota per l’acquisto del club sarebbe ancora più vicina e finalmente potremmo dire a tutto il mondo calcistico che “il Modena è di chi lo Ama”.
Relazione tra cooperative e calcio.
Ci sono differenze nel modo in cui operano le società di calcio, soprattutto negli ultimi anni, e il modo in cui operano le cooperative.
Infatti, noi crediamo che ciò dimostri che la via che il calcio ha intrapreso, muovendosi alla ricerca del denaro ed allontanandosi dai tifosi, sia una delle ragioni per cui troppi club in Italia si sono ritrovati – come il Modena – con significativi problemi finanziari, con proprietari per i quali è sempre più difficile continuare con questo approccio – soprattutto durante una recessione.
Ma c’è speranza, e questa speranza è la cooperazione: la nostra situazione in Italia rispecchia quella che si è sviluppata nel calcio inglese pochi anni fa; problemi simili al Northampton Town portarono i tifosi a creare la prima cooperativa di supporters nei primi anni ‘90, tramite la quale rilevarono una quota nel loro club. Oggi la cooperativa è tra gli azionisti del club ed ha due rappresentanti nel direttivo.
L’iniziativa ebbe tanto successo e fu così importante che nel 1999 venne creata un’organizzazione chiamata Supporters Direct con lo scopo di aiutare altri gruppi di tifosi ad organizzare cooperative simili e raggiungere lo stesso scopo: che i tifosi avessero, in tutto o in parte, la proprietà del loro club. E uno dei principali sostenitori di questa organizzazione è Co-operatives UK, che rappresenta il settore cooperativo inglese, per un giro d’affari di 30miliardi di Euro.
In tantissimi casi queste cooperative di tifosi hanno aiutato i club coinvolti a diventare più stabili, spesso ricostruendoli dopo che avevano a lungo contato sui finanziamenti di singoli individui. Tutte le persone coinvolte hanno lavorato insieme per avere un club migliore: non c’è migliore dimostrazione nel calcio dei valori del movimento cooperativo in Inghilterra così come in Europa.
La cooperativa dei tifosi dell’Arsenal, club della Premier League inglese, è diventata un importante partner del direttivo del club, e controlla il 3% delle azioni. L’Arsenal è un club costruito sulla comprensione che tifosi sono la prima cosa da prendere in considerazione, e questa cooperativa è vista come un aiuto a proteggere il club per i tifosi attuali e futuri, tifosi che lo amano e per i quali ha grande importanza.
Lo Swansea City, club che era sull’orlo della chiusura, sotto un singolo proprietario privato, solo pochi anni fa, divenne per il 20% di proprietà della cooperativa dei suoi tifosi, e da allora ha costruito un nuovo stadio da 25mila posti ed ha ottenuto sul campo diverse promozioni, fino a sfiorare quella in Premier League nella passata stagione.
L’Exeter City, anch’esso sull’orlo della chiusura sotto un singolo proprietario privato, con debiti per 4,5 miliardi di Euro, fu acquistato nel 2003 dalla cooperativa dei suoi tifosi, che ha ricostruito il club nel corso degli anni. Sul campo, l’Exeter City ha appena conquistato la seconda promozione consecutiva ed è passato dal semi professionismo al gradino più basso del calcio professionistico inglese.
L’AFC Wimbledon, che è rinato come cooperativa di proprietà dei suoi tifosi dopo che l’originario Wimbledon FC fu portato loro via e spostato di 120 km, è stato promosso quattro volte, dalla nona alla quinta divisione del calcio inglese, in soli sette anni.
E l’FC United of Manchester – creato da tifosi del Manchester United che ne avevano avuto abbastanza del modo in cui il denaro stava distruggendo il loro club – è partito dalla nona divisione ed ha ottenuto tre promozioni in quattro anni, ed è vicino a costruire il proprio stadio. È un altro club di proprietà di una cooperativa di tifosi. Quest’anno è stato premiato da Co-operatives UK con un riconoscimento per avere promosso i valori cooperativi.
Questi sono esempi di cooperative attive nel calcio. Noi crediamo che anche il calcio possa beneficiare della forte tradizione cooperativa italiana, a tutti i livelli, Infatti, in Italia le cooperative competono nel libero mercato del settore alimentare, nel quale sono operativi quasi 130.000 punti vendita che impiegano quasi 56.000 persone, con 62 milioni di soci e ricavi annuali di 12 miliardi di Euro. Ed il nostro calcio condivide radici simili a quello inglese, in cui le persone si uniscono per giocare a calcio e per assistere alle partite. È un fenomeno collettivo.
In Germania, la proprietà dei club è di tipo cooperativo ed è questo che ha permesso al calcio tedesco di avere il campionato più profittevole in Europa, e anche uno di quelli di maggiore successo. La cooperativa è anche il modo in cui è strutturata la proprietà del club campione d’Europa, il Barcellona, e di diversi altri club spagnoli tra i quali il Real Madrid. Ed è qualcosa che sia la Commissione Europea e l’Unione Europea hanno appoggiato in modo importante e che l’Uefa ha indicato come il suo modello proprietario preferito.
Con il supporto dell’Uefa, Supporters Direct sta già aiutando gruppi di tifosi in 13 nazioni tra cui Germania, Spagna, Svezia, Israele, Repubblica Ceca e anche Italia, fornendo consulenza sui modelli cooperativi nel calcio e su come essere coinvolti nel club che amano. Il Modena Sport Club ha già beneficiato del loro supporto e di quello di altre cooperative di tifosi da tutta Europa.
Le cooperative non sono solo per l’olio d’oliva, per il vino o per i supermercati. È un fatto che le cooperative possono essere impiegate a tutti i livelli, che siano grandi e piccole, nel calcio come nel cibo, al Barcellona come al Modena.
È il momento che chiunque abbia a cuore il migliore interesse del Modena si unisca per salvare il club e per assicurarne il futuro. Per questo desiderio non possiamo pensare ad una espressione che sia migliore di cooperazione.
Come sempre,
Andrea Gigliotti