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Il 2016 non è partito nel migliore dei modi, la sconfitta a Vicenza riazzera tutto

ANNO NUOVO…

La continuità non è il forte di questa squadra, ormai lo sanno tutti, così come le trasferte sono il punto debole dei gialli, ma la sontuosa vittoria di fine 2015 contro il Novara aveva illuso tutti. Ripartiamo dal Braglia, ripartiamo dall’Avellino di Tesser reduce da 6 vittorie consecutive; riusciranno i nostri a riprendere il cammino?

In alcune interviste di fine anno Caliendo aveva affermato che a gennaio sarebbero potute maturare novità nell’assetto societario del Modena FC. Finora non è accaduto nulla in questo senso, lasciandoci la libertà di sognare un Modena del futuro costruito su basi innovative, sane e condivise. Se guardiamo a quelli che ad oggi rappresentano i problemi più evidenti della società gialloblù, ci accorgiamo immediatamente che il Modena ha perso buona parte dell’appoggio del territorio: a livello di tifosi, certo, ma anche di forze imprenditoriali e di realtà operanti in campo sportivo e non solo. La dirigenza insediatasi nel 2012 ha fatto terra bruciata intorno a sé, ed ora ne paga la conseguenze. La soluzione migliore sarebbe allora quella di riconquistare il territorio, un’operazione che deve passare attraverso la restituzione del Modena al territorio. La prospettiva più stimolante in questo senso è quella di realizzare una proprietà diffusa del Modena FC tra i tifosi e le forze sane di città e provincia, replicando ad esempio nel nostro paese il cosiddetto “modello tedesco”, il quale prevede per legge che il 50% + 1 di ogni società appartenga ai suoi tifosi. Essi sono infatti gli unici soggetti in grado di garantire la salvaguardia del club e dei suoi interessi, e dovrebbe in qualche modo essere loro riconosciuto il potere di evitare scalate alla società mosse da personaggi palesemente inadatti alla gestione della squadra di calcio intesa come bene della comunità. Fino ad oggi un controllo di questo tipo, in forme più o meno palesi, è stato esercitato dalle autorità comunali, con i risultati che a Modena tutti vediamo. Lamentarsi non basta più: è ora di cambiare!

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