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CIASCUNO A CASA PROPRIA (perché gli conviene).
Mentre il nostro Modena si dibatte ancora in zone poco tranquille della classifica, è arrivata in settimana la matematica promozione del Carpi in serie A, e con essa sono destinate ad accendersi con maggior forza le discussioni su dove la squadra biancorossa disputerà il prossimo campionato: tra gli stadi candidati ad ospitare le partite interne del Carpi troviamo in prima fila il nostro “Braglia”, dove casualmente proprio oggi si affrontano gialloblù e biancorossi. Già qualche mese fa avevamo affrontato il problema in queste pagine, proponendo che, durante l’iter decisionale che porterà alla scelta definitiva, fossero consultati anche i tifosi per sentire il loro parere sulla questione. A Carpi questo è stato fatto, e diversi gruppi di tifosi si sono confrontati sia con la dirigenza biancorossa sia con le autorità cittadine. A Modena, invece, non è nemmeno stata presa in considerazione l’idea di coinvolgere i tifosi gialloblù, coloro che sentono lo stadio “Braglia” come una casa; e così siamo dovuti stare in silenzio ad assistere alle dichiarazioni incrociate tra chi, dal Comune, è pronto a stendere un tappeto (bianco)rosso al Carpi e chi, da via Monte Kosica, vorrebbe ottenere un guadagno significativo dall’affitto dell’impianto che ha in gestione. Ma anche se nessuno ha chiesto il nostro parere, noi vorremmo darlo lo stesso, e ci piacerebbe non fosse il parere soggettivo di questo o dell’altro tifoso (anche tra i modenesi emergono idee contrastanti), ma un ragionamento che si basi sulla logica di un calcio che sia passione e non business, legame con il territorio e non speculazione. Stiamo pensando, per fare un esempio, a quello che è accaduto al Sassuolo, una squadra che ormai ha solo il nome della città in cui è nata, perché per il resto gioca in un’altra città (Reggio), ha la dirigenza e i maggiori interessi economici in un’altra città ancora (Milano), e riempie (per così dire) lo stadio con una tifoseria in buona parte trasversale, che si muove più per la squadra ospite che per quella di casa (che poi di casa non è). Insomma, l’idea che sosteniamo è quella che una squadra, qualunque essa sia, debba giocare nella propria città, a stretto contatto con i propri tifosi e la propria gente, vicina al territorio che le fornisce le risorse per esistere e al quale la stessa società sportiva fornisce risorse, vitalità e sentimento d’appartenenza. Per questo pensiamo che il Carpi, nell’interesse prima di tutto dei suoi tifosi, debba disputare il prossimo campionato a casa propria. Si potrebbero portare numerosi altri argomenti per dimostrare che il Carpi al “Braglia” non porterebbe significativi vantaggi a Modena e al Modena, ma non è questa la sede adatta: è sufficiente dunque ribadire che, nell’ottica di un calcio a misura di tifoso (non quello della pay-tv, dei Lotito e Tavecchio, delle minacce di Daspo per i palloni calciati in curva), deve valere un solo principio: ciascuno a casa propria. Scrivete le vostre opinioni a redazione@forzamodena.it La redazione