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“Per la gara contro i neroverdi non sono previsti i tagliandi ad 1€ per i residenti nei comuni terremotati.”

È questo il laconico messaggio utilizzato dalla dirigenza del Modena FC per comunicare una scelta che lascia perplessi per non dire scandalizzati.

Poche settimane fa, in vista della decisiva partita interna contro la Pro Vercelli, avevamo chiesto alla società di attivare iniziative e agevolazioni per riempire il Braglia e ampliare così il numero di tifosi vicini alla squadra in un momento di difficoltà. Non siamo stati ascoltati.

La partita contro il Sassuolo rappresentava un’ulteriore occasione per riempire gli spalti del Braglia. La dirigenza invece non solo non ha previsto agevolazioni (scelta tutto sommato comprensibile), ma addirittura ha sospeso quelle ratificate da inizio stagione, quelle che riguardano i residenti della nostra Bassa colpiti dal terremoto e ancora oggi, spesso nel silenzio più assoluto, alle prese con enormi problemi.

Il messaggio che in questo modo la dirigenza del Modena FC lancia alla piazza è il seguente: i residenti della Bassa possono avere una ventina di euro in meno nello loro tasche, noi non possiamo rinunciare a qualche migliaio di euro in più nelle nostre casse.

Un messaggio moralmente grave e sportivamente preoccupante, che richiede, dunque, una spiegazione più approfondita rispetto all’arrogarsi il diritto di sospendere una volta all’anno un’agevolazione.

Questa scelta dipende forse dal bisogno disperato di racimolare qualche euro per far fronte a spese ampiamente superiori alla previsioni? Se così fosse, una dirigenza seria smetterebbe di annunciare presentazioni di conti in pareggio, e magari si presenterebbe davanti ai propri tifosi dicendo: abbiamo sbagliato, siamo in difficoltà, dateci una mano.

I tifosi del Modena risponderebbero “presenti”.

Ne siamo certi: lo farebbero anche di fronte ad una dirigenza che fino ad oggi alle richieste dei tifosi ha risposto “non sono fatti vostri”.

Ormai forse è tardi per tornare sulla scelta fatta; non sarà invece mai tardi, neppure dopo oltre 10 mesi di richieste, per dare delle spiegazioni.